Scuole che promuovono salute
Materiale condiviso dalle referenti del progetto “Scuole che promuovono salute”
Relazione finale scuole che promuovono salute 2013 presentata al collegio docenti del 28 06 2013.
BUONE PRATICHE E PROMOZIONE DELLA SALUTE – Relazione introduttiva alle slides / Collegi Docenti di Scuola dell’ Infanzia, Primaria e Secondaria di gennaio 2013.
“LA COLLABORAZIONE CHE PROMUOVE SALUTE”
Nel campo i solchi dell’ aratro divengono linee regolari, efficaci e precise su cui il seme germoglierà.
Siamo ancora nella fase del dissodamento della terra; i prodotti verranno dopo.
Come i coltivatori raffigurati nel quadro di Segantini, siamo convinti che se alla seminagione seguirà una esperta e consapevole esperienza, il raccolto sarà fruttuoso.
Una buona pratica porterà i risultati di un progetto solo se riuscirà a risolvere prima e descrivere poi i nodi problematici che si incontrano nell’ agire concreto; ne fornirà metodi, strumenti e tecniche.
Altri, in questo modo, potranno utilizzare l’ esperienza accumulata.
Il benessere è un concetto complesso e multidimensionale.
La normativa (anche le nuove Indicazioni Nazionali ) attribuisce alla scuola un ruolo centrale nella promozione di condizioni di benessere dei giovani attraverso:
- la promozione della crescita globale della persona;
- il riconoscimento della centralità della persona nel processo educativo;
- la valorizzazione delle differenze;
- la promozione del diritto di tutti al successo formativo (inteso come integrazione sociale e civile);
- il coinvolgimento di tutte le sue componenti;
- l’ apertura al territorio.
COS’ E’, ALLORA, UNA BUONA PRATICA?
Essa descrive i risultati, i punti di forza, di criticità e i processi di un progetto:
- nelle sue linee operative;
- nell’ efficacia dello svolgimento;
- nella sua realizzazione.
Presuppone che siano comprensibili le modalità, le risorse, le valutazioni e gli esiti delle azioni.
Richiede, come condizione necessaria, la combinazione fra sapere e saper fare:
non basta sapere costruire un progetto, è essenziale farlo e documentare ciò che si è fatto e appreso nel processo di interazione fra teoria e pratica.
Alla fine, non abbiamo un modello, che invia all’ idea di certezza, ma un’ esperienza contingente, una soluzione che ha risolto un dubbio o un problema.
Per questo, la buona pratica funziona in un determinato contesto locale e temporale. Può essere esportata solo se assume la funzione di facilitazione per la produzione di una nuova buona pratica.
Ogni pratica traccia un “solco” su cui si innestano nuove e diverse opportunità e innovazioni.
Una buona pratica porta con sé:
- il fattore del cambiamento;
- il fattore delle connessioni;
- il fattore della partecipazione;
- il fattore dell’ empowerment progettuale.
Quindi, una buona pratica possiede la caratteristica della trasferibilità se :
- è concreta;
- è il risultato di più persone che vivono nella comunità locale e mettono assieme esperienze sia soggettive che collettive;
- è un percorso di lavoro in cui la fiducia, l’ attenzione e la comunicazione sono al centro dell’ agire;
- è portatrice di elementi di novità;
- è realizzata preferibilmente in rete.
Costruire una buona pratica è dunque un esercizio per incrementare:
- competenza progettuale;
- autonomia;
- responsabilità.
Le buone prassi possono e devono coinvolgere l’ educazione al ben-essere:
non è pensabile parlare di ben-essere e promozione alla salute senza tener conto di quello che il “dintorno” sociale dell’ alunno/a (scuola, famiglia, altre agenzie) pensa.
Se, infatti, esiste un programma formale che comprende le conoscenze relative all’ insieme dei fattori di salute che si intendono perseguire, è altrettanto vero che si deve considerare il programma “parallelo” dei valori e delle credenze trasmesse dalla famiglia, dalle associazioni, dalla comunità in genere in cui il ragazzo o la ragazza sono inseriti, senza perdere di vista anche il programma “informale”, cioè i messaggi che sono percepiti nell’ intero contesto e che influenzano il comportamento in tema di salute.
A scuola, i bambini/e prima e i ragazzi/e poi, sperimentano realtà sociali organizzate al di fuori dello spazio familiare. E, per alcuni di loro, queste restano a lungo le uniche forme di socialità.
E’ particolarmente importante, quindi, che qui si possa “fare esercizio” di situazioni positive.
Questo non sempre richiede a tutti i docenti di mettere in atto progetti specifici: un esercizio al vivere, come “percorso di salute”, può essere fatto anche a partire dalle normali situazioni scolastiche quotidiane!
A scuola si può scoprire che tutti hanno le loro paure e le loro debolezze, che tutti hanno un lato oscuro con cui fare i conti; si può imparare che i “muri” esistono e che ignorarli non è utile; meglio studiarli nella loro consistenza per vedere se è meglio aggirarli, scavarci sotto un tunnel, cercare una scala per superarli o, a volte, cambiare totalmente strada per evitarli, senza per questo sentirsi sminuiti o essere giudicati rinunciatari.
Tutto ciò non richiede per forza che il docente si avventuri in contenuti specifici: fa riferimento al routine quotidiana, a prescindere dalla disciplina di insegnamento. Certo, richiede la rielaborazione delle esperienze e la disponibilità a discutere!
Ovviamente, percorsi “particolari” potranno consentire di affinare gli strumenti, ma solo con lo “stile” educativo della quotidianità sarà possibile che la salute divenga il fondamento e l’ obiettivo di fondo del percorso educativo generale, in una scuola che pensa il benessere dei suoi componenti in senso realistico, ecosistemico, olistico.
Gli insegnanti promuovono salute anche quando si fermano a far riflettere i bambini/e e i ragazzi/e su quanto hanno appreso in termini di capacità e di competenze: finita una certa esperienza, che cosa resta loro di utilizzabile altrove?
Certo, il passaggio da una visione biomedica a un approccio multidisciplinare alla salute, da un approccio tematico a uno globale, chiama la scuola ad assumere una funzione di coordinamento tra le diverse agenzie ed istituzioni; la scuola, luogo di aggregazione, può essere il luogo ideale per l’ analisi e la successiva sintesi dei modelli comportamentali suggeriti dal mondo della sanità, attraverso la costruzione di percorsi intenzionali!
Si allega relazione scuole che promuovono salute (presentata nel collegio docenti di giugno 2012)